Una recente sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Lombardia ha messo un freno agli “abusi fiscali” dell’Agenzia delle Entrate nei confronti degli amministratori delle società. Con la pronuncia n. 752/2025, depositata il 18 marzo 2025, il giudice ha chiarito un principio essenziale: la responsabilità patrimoniale per i debiti fiscali di una società non può ricadere automaticamente sugli amministratori, ma deve essere dimostrata caso per caso.
Secondo la Corte, l’Agenzia delle Entrate non può semplicemente estendere agli amministratori la responsabilità per le obbligazioni fiscali della società sulla base della sola notifica di un avviso di accertamento societario. Perché un amministratore possa essere chiamato a rispondere con il proprio patrimonio personale, è necessario che l’amministrazione finanziaria emetta un autonomo atto di accertamento nei suoi confronti. Tale atto deve contenere prove chiare, documentate e circostanziate che dimostrino il suo coinvolgimento diretto e consapevole in illeciti fiscali relativi alla gestione della società.
Il principio affermato dalla Corte si fonda sull’articolo 36 del DPR 600/1973, che disciplina la responsabilità fiscale degli amministratori. La decisione rappresenta un importante precedente giurisprudenziale, in quanto rafforza le garanzie per gli amministratori societari, tutelandoli da richieste automatiche e spesso indiscriminate dell’Agenzia delle Entrate.
Questa sentenza potrebbe avere un impatto significativo sui futuri contenziosi fiscali, riducendo il rischio che gli amministratori vengano coinvolti in maniera pretestuosa nelle vertenze tributarie delle società che gestiscono.