Buoni Pasto: dal 1° settembre 2025 il Decreto Concorrenza rivoluziona il settore con meno costi per gli esercenti e più vantaggi per i lavoratori

A partire dal 1° settembre 2025, il panorama dei buoni pasto in Italia subirà una trasformazione significativa grazie all’entrata in vigore delle nuove disposizioni previste dal Decreto Concorrenza 2023 (Legge n. 193/2024, articolo 36). Questa riforma, attesa da tempo, introduce un tetto massimo del 5% sulle commissioni applicate dalle società emettitrici di buoni pasto agli esercenti, come bar, ristoranti e supermercati, estendendo al settore privato una regola già in vigore per la pubblica amministrazione. L’obiettivo? Rendere il sistema più equo, trasparente e sostenibile, con benefici sia per gli esercenti che per i lavoratori. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questa novità.

Cosa cambia per bar, ristoranti e supermercati

Fino ad oggi, uno dei principali ostacoli per gli esercenti nell’accettare i buoni pasto erano le commissioni elevate, che in alcuni casi raggiungevano il 17-20% del valore nominale del buono, soprattutto nel settore privato. Queste percentuali, unite a tempi di rimborso spesso lunghi, rappresentavano un costo significativo, tanto da spingere alcuni locali a rifiutare i buoni pasto o a selezionarne solo alcuni. Con il nuovo limite del 5%, introdotto dal Decreto Concorrenza, i costi di gestione per bar, ristoranti e supermercati si ridurranno drasticamente.

Secondo le stime di Fiepet Confesercenti, questa misura potrebbe generare un risparmio complessivo di circa 400 milioni di euro all’anno per gli esercenti, offrendo una vera boccata d’ossigeno in un contesto economico in cui i margini di guadagno sono spesso sotto pressione. Inoltre, il tetto del 5% sarà accompagnato dall’obbligo per le società emettitrici di fornire dispositivi di pagamento (POS) senza costi aggiuntivi, eliminando un ulteriore onere per gli esercenti. Questo cambiamento potrebbe incentivare un numero maggiore di esercizi commerciali ad accettare i buoni pasto, ampliando così la rete di utilizzo per i lavoratori.

Transizione graduale: le regole per i contratti esistenti

La riforma prevede una transizione graduale per garantire un passaggio fluido al nuovo regime. I contratti già in essere tra società emettitrici ed esercenti rimarranno validi con le condizioni attuali fino al 31 agosto 2025. Tuttavia, a partire dal 1° settembre 2025, tutte le nuove convenzioni dovranno rispettare il tetto del 5%. Inoltre, dal 1° gennaio 2026, anche i buoni pasto emessi prima di settembre 2025 saranno soggetti al nuovo limite, con l’obbligo per le società emettitrici di adeguare i contratti entro la fine di agosto 2025. Le clausole contrattuali non conformi saranno automaticamente sostituite per allinearsi alla normativa.

Questa gradualità consente agli esercenti di pianificare l’adeguamento senza stravolgimenti immediati, mentre le società emettitrici avranno il tempo di riformulare i propri modelli di business per garantire la sostenibilità economica.

Vantaggi per i lavoratori: più opzioni e stabilità

Per i 3,5 milioni di lavoratori che utilizzano i buoni pasto in Italia, la riforma non comporta variazioni dirette al valore nominale dei ticket, che rimane esentasse fino a 4 euro per i buoni cartacei e 8 euro per quelli elettronici, come previsto dall’articolo 51, comma 2, lettera c del TUIR. Tuttavia, il beneficio indiretto è significativo: con commissioni più basse, è probabile che più esercizi commerciali aderiscano al circuito dei buoni pasto, offrendo ai lavoratori una maggiore scelta di punti vendita dove utilizzarli, dalle gastronomie ai supermercati, dai bar agli agriturismi.

Inoltre, la riduzione dei costi per gli esercenti potrebbe migliorare la percezione dei buoni pasto come strumento di welfare aziendale, rendendoli ancora più attrattivi per le nuove generazioni, sempre più attente a benefit che vadano oltre il semplice salario. Come sottolineato da Matilde Marandola, presidente di AIDP, i buoni pasto rappresentano una leva strategica per l’engagement e la retention dei dipendenti, soprattutto in un mercato del lavoro competitivo.

Le preoccupazioni delle società emettitrici

Non tutti, però, accolgono la riforma con entusiasmo. L’Associazione Nazionale Società Emettitrici di Buoni Pasto (ANSEB) ha espresso timori su un possibile aumento dei costi per le aziende che acquistano i buoni pasto. Secondo le loro stime, l’introduzione del tetto del 5% potrebbe comportare un incremento dei costi di circa il 6%, pari a circa 153 euro l’anno per lavoratore. Le aziende più grandi potrebbero assorbire questo aumento, ma quelle più piccole potrebbero ridurre gli investimenti in welfare per compensare i costi aggiuntivi.

Tuttavia, la normativa offre alle società emettitrici un margine di manovra: a partire dal 1° settembre 2025, potranno rinegoziare i contratti con i datori di lavoro o recedere senza oneri, garantendo una certa flessibilità. Inoltre, il differenziale tra l’IVA al 4% pagata dagli emettitori e quella al 10% applicata alla vendita dei buoni pasto offre un margine di guadagno che potrebbe mitigare l’impatto economico della riforma.

Un passo verso un mercato più equo

Il Decreto Concorrenza risponde a una richiesta storica delle associazioni di categoria, come Fipe-Confcommercio e Confesercenti, che da anni denunciavano un sistema squilibrato a scapito degli esercenti. La vicenda del fallimento di Qui!Group nel 2018, che lasciò migliaia di creditori (tra cui molti bar e ristoranti) con un buco di 600 milioni di euro, aveva messo in luce le fragilità di un mercato caratterizzato da commissioni elevate e tempi di rimborso prolungati.

Con il nuovo tetto del 5%, il legislatore punta a riequilibrare la filiera, rendendo i buoni pasto uno strumento più sostenibile per tutti gli attori coinvolti: dagli esercenti, che vedranno ridursi i costi, ai lavoratori, che beneficeranno di una rete di accettazione più ampia, fino alle aziende, che potranno continuare a offrire un benefit fiscale vantaggioso. L’auspicio è che questa riforma rafforzi il ruolo dei buoni pasto come pilastro del welfare aziendale, contribuendo a un mercato più competitivo e trasparente.

Consigli per esercenti e lavoratori

  Per gli esercenti: è il momento di verificare i contratti in essere con le società emettitrici e prepararsi alla transizione verso il nuovo regime. Collaborare con un consulente fiscale può aiutare a ottimizzare i benefici della riforma.

  Per i lavoratori: controllare la data di emissione dei buoni pasto (indicata sia sui ticket cartacei che elettronici) per sapere quali commissioni saranno applicate e sfruttare al massimo la rete di esercizi convenzionati, che potrebbe ampliarsi nei prossimi mesi.

In conclusione, il Decreto Concorrenza segna un punto di svolta per il mercato dei buoni pasto, con l’obiettivo di rendere il sistema più equo e accessibile. Dal 1° settembre 2025, bar, ristoranti e supermercati potranno operare con costi più contenuti, mentre i lavoratori avranno maggiori opportunità per utilizzare i loro buoni pasto. Un cambiamento che, se ben gestito, potrebbe rafforzare il welfare aziendale e sostenere la competitività del settore della ristorazione.